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Le ali

19/11/2008 17230 lettori
4 minuti

2 luglio 1993.

Mogadiscio, capitale della Somalia.

E’ l’alba, le lancette dell’orologio non toccano ancora le sei.

Parte “Canguro”, uno dei tanti rastrellamenti della zona dell’Operazione Ibis alla ricerca di armi.

Superato il primo chek-point, “Pasta”, ecco che incomincia la fase “Canguro”, un quadrilatero di circa 2800 metri quadrati fino all’altro chek “Ferro”.

Utilizzati 800 parà, dislocati in schieramenti appoggiati a loro volta da 8 carri M-60 e da 8 centauri blindo B-1.

L’operazione è seguita dalla supervisione aerea di elicotteri da combattimento Mangusta A129 e AB 250 in collaborazione con la polizia somala.

Uno schieramento in grande stile preparato dal generale Bruno Loi, per una missione di pace, ma che poteva, probabilmente, nascondere delle insidie pericolose.

Quindi, ad ogni eventualità, tutti pronti ad intervenire con le armi: ormai la tensione fra i miliziani dei capitribù Aidid e Alì Mahdi, i due signori della guerra, è salita alle stelle e l’intenzione di sedare le rivolte fra le milizie è tutt’altro che opinabile.

La “Canguro” volge alla conclusione, una quantità di armi sono state trovate, arrestati alcuni somali per le opportune indagini e interrogazioni, le forze militari rientrano per destinazione “Pasta”, e per alcuni “Ferro” avvicinandosi nei pressi di Balad.

Tutto tranquillo, almeno così sembra.

Incominciano le prime agitazioni, qualche scaramuccia fintantochè, improvvisamente, spuntano i kalashnikov e gli RPG-7 mitragliando a raffica.

Probabilmente, anche se non ci sono conferme e nè dissensi, l’intelligence italiano aveva scoperto il quartier generale di Aidid con la ciliegina sulla torta per quest’ultimo.

Quindi, quello che sembrava dei disordini di “routine”, era un attacco in piena regole contro le pattuglie italiane.

Erano cinquant’anni che non vedevamo scene di guerra come queste, in Somalia.

Cadono tre uomini, il sottotenente Millevoi, il sergente maggiore Paolicchi e il paracadutista Baccaro, e feriti ventinove.

Fra questi, il sottotenente Gianfranco Paglia!

 

Domenica 9 novembre è stata trasmessa la fiction tv “Le ali” attraverso proprio il dramma di quest’ultimo, Gianfranco Paglia, sottotenente dei Parà, impersonato dall’attore Ciro Esposito in stato di grazia, ferito da tre pallottole che gli cambiano completamente la sua vita: tetraplegia.

Racconta del suo ritorno alla vita, della sua lotta interiore affinchè possa essere dignitosa, quella esteriore ancor più  rabbiosa per allontanare da lui la fidanzata (interpretata da una bravissima Raffaella Rea!), dell’incontro con un fisioterapista improvvisato, l’ex trapezista Chernoscenkij che, in seguito ad una caduta, aveva messo su dal nulla, una clinica privata a Mosca e inventato, attraverso strumenti rudimentali, una cura per far muovere almeno le arti superiori.

Ma un giorno, il giovane sottotenente, osservò con immenso stupore, un giro sul trapezio di Chernoscenkij (sulla sedia a rotelle anche lui!).

Questi, notando il visibilio di Gianfranco, gli disse candidamente:

<Per volare non c’hai bisogno delle gambe. Hai bisogno delle ali!>

L’anno successivo, Gianfranco Paglia divenne il primo tetraplegico a lanciarsi con il paracadute, e mai come allora, realizzò l’inutilità delle gambe fra le immense distese celesti!